Terapia Next Level

terapia next level

Passa ad un nuovo livello nell’affrontare il malessere

A volte ci si sente giù, senza un motivo apparente o con un peso evidente sulle spalle. Succede a tutti. Il primo passo – forse il più difficile – è non fare finta di niente.

Spesso ci diciamo: “Passerà”, “C’è chi sta peggio”. Ma il malessere non si risolve ignorandolo, anzi cresce e rischia di trasformarsi in qualcosa di più grande.
Darsi il permesso di stare male è un atto di coraggio: significa ascoltarsi senza giudizio e riconoscere che dentro di noi sta accadendo qualcosa che merita attenzione.

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Affrontare un cambio di coscienza nell’ascolto del dolore

Attivi o passivi?

Terapia attiva o passiva?

Tutto inizia quando ci rendiamo conto di non stare bene: a volte è un malessere interiore, altre volte un dolore fisico. Spesso riusciamo a ritrovare da soli un equilibrio, ma ci sono momenti in cui ci sentiamo sopraffatti da impegni, emozioni e difficoltà quotidiane. È allora che nasce la necessità di chiedere aiuto attraverso una terapia.

Le strade sono molteplici: si può scegliere un approccio più tradizionale e fisico, come un massaggio o una visita medica, oppure rivolgersi a pratiche energetiche come la cristalloterapia o la pranoterapia.

Esistono terapie più passive, in cui la persona si affida totalmente all’operatore: entra nello studio, racconta il problema e attende che qualcun altro risolva la situazione. È una fase importante, ma limitata, perché si basa sul “delegare all’esterno”.

Il passo successivo, quello che definisce il livello successivo della terapia, è quando l’essere umano inizia a diventare parte attiva del processo di guarigione. L’operatore può fare da specchio, mostrando i nodi da sciogliere, ma la vera crescita nasce quando la persona sceglie di mettersi in gioco, di imparare e di sviluppare nuovi strumenti interiori.

Dopo aver preso coscienza, arriva il momento della scelta.
Chiediti: “Sto affrontando questo disagio da protagonista o da spettatore?”

  • Essere passivi significa lasciarsi travolgere dalle emozioni, aspettando che tutto passi da solo. Ma così il rischio è che il dolore si cronicizzi.
  • Essere attivi, invece, non vuol dire risolvere tutto subito: significa fare un passo, anche piccolo, nella direzione del cambiamento. Può essere prendersi cura di sé, cercare un aiuto professionale, cambiare un’abitudine quotidiana o iniziare a farsi domande nuove.

Anche solo interrogarsi è già un gesto attivo: ti muovi, osservi la tua vita con occhi nuovi.

Il livello successivo della terapia

Qui entra in gioco la terapia next level. All’inizio, spesso, la persona cerca soluzioni esterne: un massaggio, un medico, una seduta di pranoterapia o cristalloterapia. È una fase passiva ma necessaria, perché consente di ricevere sostegno e sollievo.

Il passo successivo è quando il paziente comprende che il terapeuta non è solo qualcuno che “aggiusta”, ma uno specchio: mostra il problema, lo evidenzia, accompagna. A quel punto la persona è chiamata a diventare parte attiva della guarigione.

È qui che avviene la vera crescita: il desiderio di imparare gli stessi strumenti sperimentati su di sé, per rafforzarsi interiormente e magari un giorno aiutare anche altri.

Affrontare i dialoghi rimasti in sospeso

Spesso il malessere ha radici profonde: ferite mai guarite, rapporti irrisolti, parole non dette.
C’è chi porta per anni un peso invisibile. Come Paolo, che da vent’anni non parla con il marito di sua sorella per un debito mai restituito. Quel dolore, mai affrontato, è rimasto come un macigno dentro di lui.

A volte affrontare un dialogo rimasto sospeso non serve a riconciliarsi con l’altro, ma a liberare sé stessi. Serve a chiudere cerchi, restituirsi voce, dignità e spazio interiore.

E quando il dialogo diretto è impossibile? Esistono altre vie. Attraverso pratiche come la pranoterapia, la cristalloterapia o il channeling, è possibile portare alla luce emozioni bloccate e parole mai dette. Anche con persone che non sono più presenti, questi strumenti permettono di dare voce all’invisibile e lasciare andare.

Autonomia

La sfida dell’autonomia

Il cammino porta inevitabilmente verso una sfida: sviluppare autonomia energetica e interiore.
Non si tratta di improvvisare, ma di un vero lavoro di ascolto e analisi: imparare a leggere i messaggi del corpo energetico, capire le dissonanze, accogliere ciò che ogni parte di noi comunica.

Consigli finali

Conclusione

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